Le malattie della democrazia si combattono con un nuovo paradigma sociale

Crisi climatica, disuguaglianze e isolamento minacciano le nostre società: servono più partecipazione, coesione e relazioni generative. Questi i temi al centro del primo appuntamento di Libri in Agenda, con Leonardo Becchetti. 

di Elita Viola

giovedì 8 maggio 2025
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La nostra democrazia sta male, ma ci sono dei rimedi”. Con queste parole l’economista Leonardo Becchetti ha aperto la presentazione del suo nuovo libro Guarire la democrazia. Per un nuovo paradigma politico ed economico, edito da minimum fax. L’evento, tenutosi il 6 maggio a Roma, presso il Palazzo delle Esposizioni, rientra nell’ambito di Libri in Agenda, un’iniziativa che fa parte della programmazione del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2025 e che è curata da Giacomo Bottos, presidente di Pandora Rivista. Accanto all’autore, voci autorevoli come il politologo Marc Lazar, il direttore scientifico dell’ASviS Enrico Giovannini e l’attivista, nonché coordinatrice dei Gruppi di lavoro ASviS sui Goal 16 e 17 dell’Agenda 2030, Diva Ricevuto, per riflettere insieme sul significato profondo della democrazia e sulle sfide cruciali del nostro tempo: crisi climatica, disuguaglianze crescenti, impatto dei social media, nuove tecnologie e transizione ecologica.

Becchetti ha presentato il “paradigma del medico sociale”, diagnosticando i mali della democrazia: la perdita di coesione sociale alimentata dalla globalizzazione, dalle disuguaglianze e dall’intelligenza artificiale, l’ascesa del complottismo e del populismo, e il ruolo negativo dei social media, progettati per massimizzare il profitto attraverso la polarizzazione. Richiamando le parole di Papa Francesco che nell’Enciclica Fratelli tutti ricordava quanto si fosse perso il concetto di fraternità, Becchetti ha affermato: “Siamo progressivamente tornati alla guerra primitiva delle risorse. Oggi dobbiamo riscoprire la capacità di relazionarci e superare gli approcci solo economicisti: l’uomo è un cercatore di senso. Serve rimettere al centro la qualità della vita di relazione per superare questi mali”.

Marc Lazar ha sottolineato la crescente sfiducia nella politica, dovuta anche all’imposizione dall’alto di politiche ecologiche percepite spesso come troppo rigide, sconvenienti o escludenti. “La sfida climatica è reale e urgente, ma c’è una grande difficoltà oggi nel conciliare le politiche climatiche con quelle sociali. Bisogna trovare un equilibrio tra la razionalità delle scelte e il coinvolgimento emotivo dei cittadini, altrimenti la transizione ecologica continuerà a essere percepita come un’ingiustizia sociale. Va costruita con i cittadini, coinvolgendoli e consultandoli”, ha avvertito Lazar, evidenziando la necessità di una democrazia dialogica e inclusiva.

Diva Ricevuto ha invece posto l’accento sulla responsabilità individuale e sull’importanza delle scelte quotidiane, anche piccole, come strumenti di trasformazione collettiva. Un invito ad allenare l’empatia e a costruire relazioni di senso per rendere la democrazia un’esperienza concreta, vissuta: “dobbiamo far passare il messaggio che uno vale due, nel senso che è importante impegnarci per gli altri e per la società”.

Giovannini ha offerto un’analisi storica e politica, partendo da un esempio: “Negli anni ’30, negli Stati Uniti, il New Deal promosso da Roosevelt diede una risposta forte ai problemi delle persone, scongiurando un’onda populista e antidemocratica che aveva raccolto in poco tempo oltre mezzo milione di consensi. La democrazia nasce per proteggere i diritti dei cittadini in un contesto di paure diffuse, ma oggi è chiamata a reggere pressioni enormi, tra cui migrazioni, crisi economiche e instabilità geopolitica. Quando la paura è superiore alla soglia di tenuta, le istituzioni democratiche vacillano”, ha spiegato Giovannini, sottolineando l’urgenza di politiche capaci di rassicurare, includere e ispirare, ma senza abbandonare o fare passi indietro sul cammino della sostenibilità. Infatti, esempi virtuosi esistono: le imprese sostenibili crescono di più e le energie rinnovabili avanzano in tutto il mondo.

La conclusione di Becchetti è stata una chiamata alla coesione e alla costruzione di comunità capaci di reagire insieme. Serve una transizione ecologica giusta, che coinvolga anche chi finora ne è rimasto escluso. Occorre promuovere una nuova intelligenza relazionale, superare i monopoli tecnologici e costruire piattaforme di confronto e co-creazione, tenendo conto che anche le scelte di consumo individuali e poi collettive, il cosiddetto “voto col portafoglio”, contano. Solo così la democrazia può tornare a essere un progetto comune, condiviso e in salute.