Un libro su come restaurare la natura: verso un equilibrio tra essere umano e pianeta

La Nature restoration law al centro del dibattito del terzo appuntamento di Libri in Agenda, con Roberto Danovaro, Edoardo Zanchini e Rossella Muroni. Sfide e soluzioni per rigenerare gli ecosistemi.

di Ilaria Delli Carpini

martedì 20 maggio 2025
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La restaurazione della natura è un concetto che dovrebbe essere prioritario nel dibattito culturale e politico dei nostri giorni se si vuole produrre un cambiamento di rotta ed evitare la distruzione degli ecosistemi. La Nature restoration law, approvata dal Parlamento europeo nel 2024, prevede il restauro della natura per il 20% entro il 2030 e del 90% entro il 2050, ma la sua approvazione ha provocato scontri ideologici e ha visto una spaccatura molto forte nelle sedi politiche europee. Per questo motivo, il biologo e docente di ecologia dell’Università Politecnica delle Marche Roberto Danovaro, nella sua ultima pubblicazione “Restaurare la natura”, Edizioni Ambiente, ha cercato di fare chiarezza sull’argomento e individuare soluzioni per rendere sostenibile la vita dell’essere umano sul Pianeta.

La presentazione del libro si è tenuta il 16 maggio a Roma, presso il Palazzo delle Esposizioni, all’interno del ciclo di appuntamenti di “Libri in Agenda, iniziativa ASviS che fa parte della programmazione del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2025. L’evento ha visto la partecipazione di Rossella Muroni, sociologa, esperta di sostenibilità ambientale e coordinatrice del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 11 “Città e comunità sostenibili” ed Edoardo Zanchini, direttore dell’ufficio clima del Comune di Roma, architetto e dottore di ricerca in pianificazione urbanistica.

Parlare di restaurazione in un momento in cui si stanno verificando guerre è controcorrente, però è indispensabile. Secondo Danovaro, “l’economia del restauro potrebbe essere anche una bandiera dell’economia della pace. Il restauro ecologico, restituendo benessere ed economia alle comunità locali e andando a favore delle comunità locali inverte questo processo, diminuisce le tensioni sociali e favorisce un processo di equità nella redistribuzione delle risorse”. Le ricerche scientifiche dimostrano che rigenerare gli habitat conviene perché produce valori tangibili, come nuove economie e nuove occupazioni, e valori intangibili, come il benessere: “La natura rigenerata intorno a noi restituisce benessere mentale”, ha affermato il biologo, “L’effetto sulla salute di fare jogging in mezzo a un parco cittadino, piuttosto che sull’asfalto, ha anche un ritorno economico”.

Rossella Muroni ha evidenziato come la sfida del restauro ecologico richieda consapevolezza diffusa, innovazione e trasversalità delle competenze. È necessario aumentare la consapevolezza della comunità e dei decisori politici sul significato di restaurazione della natura., In Italia la Nature restoration law è stata approvata con molta fatica e per questo la sociologa ha lavorato al Position paper redatto dall’ASviS , intitolato “Il restauro della biodiversità: esperienze e innovazioni della ricerca”, “che vuole essere proprio una bussola per orientarsi, uno strumento operativo da dare ai decisori politici per capire di cosa stiamo parlando”.

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Secondo Muroni, per poter applicare correttamente la legge sul ripristino della natura è necessario il contributo di tutte le discipline scientifiche: “questa è una sfida di grande innovazione, perché ha bisogno di una trasversalità dei saperi che è proprio una sfida culturale per il nostro Paese”.

L’intervento di Edoardo Zanchini ha richiamato la necessità di ispirarsi alle buone pratiche e ai modelli di restauro della natura già adottati da altre città europee e mondiali, per riportare la natura dentro la città e aumentare il benessere delle cittadine, dei cittadini e degli ecosistemi urbani. “In giro per il mondo ci sono esperienze importanti che sono state realizzate e che vanno fatte conoscere soprattutto. È fondamentale conservare, rilanciare, restaurare i grandi ecosistemi del mondo”. L’architetto ha poi sottolineato la necessità di agire attraverso approcci olistici: “C’è un funzionamento della natura che va studiato e non può essere fatto con saperi separati, perché così non si va da nessuna parte. C’è bisogno di un approccio più ambizioso, più profondo che guardi più lontano”.

Secondo Zanchini, “siamo dentro un processo che ci deve far cambiare modo di guardare gli spazi della città e quindi guardare anche in modo diverso il territorio, la natura, e abbiamo un’enorme urgenza di farlo”. “Abbiamo alle nostre spalle almeno sei decenni di cementificazione che richiedono un profondo ripensamento”, ha concluso Danovaro, l’importante è creare una nuova cultura, una cultura del restauro, una cultura rigenerativa”.