Un saggio sul clima: come abbattere la nostra resistenza cognitiva al cambiamento?

Al Palazzo delle Esposizioni il nuovo appuntamento di Libri in Agenda. Un dibattito su sistemi complessi, divulgazione scientifica, editoria e attacchi alla scienza con l’autore Antonello Pasini. 

di Flavio Natale

lunedì 26 maggio 2025
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Quando si parla di cambiamento climatico, le risposte e le azioni da mettere in pratica sembrano abbastanza evidenti. Eppure, vengono attuate spesso con grandi difficoltà. I motivi sono molti – economici, sociali, politici – ma tra questi c’è anche una nostra resistenza cognitiva, molto personale e difficile da scardinare, al cambiamento. Da questa considerazione si muove il saggio La sfida climatica, scritto da Antonello Pasini – fisico climatologo del Cnr e docente di Fisica del clima all’Università di Roma Tre, nonché divulgatore – pubblicato da Codice edizioni. L’evento di presentazione, che si è tenuto il 23 maggio a Roma presso il Palazzo delle Esposizioni, rientra nel ciclo di appuntamenti di Libri in Agenda, un’iniziativa curata da Giacomo Bottos, presidente di Pandora Rivista, che fa parte della programmazione del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2025. A discutere con l’autore l’economista Valeria Termini, il fondatore della casa editrice Vittorio Bo e la giornalista Francesca Santolini.

Nella vita, siamo abituati ad avere a che fare con problemi semplici e immediati. Fatichiamo invece quando ci troviamo davanti alla complessità. In un sistema complesso si tappa un buco da una parte e si apre una voragine dall’altra”, ha commentato Pasini. Comunicare questa complessità è un problema tutt’altro che semplice, che l’autore ha provato a spacchettare nel libro, corredando il testo di prove ed evidenze scientifiche. “Si tratta di una sfida comunicativa. È difficile far passare il messaggio che il cambiamento climatico non sia un problema ideologico, ma scientifico e reale. E che inficia qualsiasi concetto di futuro che abbiamo, sia a destra che a sinistra”. Inoltre, ha aggiunto Pasini, bisogna essere “pragmatici”, e per questo l’ultimo capitolo del saggio espone una serie di soluzioni concrete per fare i conti con la complessità del sistema.

Valeria Termini si è concentrata sui “tre binari” del libro, che secondo l’economista raggiunge in pieno l’obiettivo della divulgazione scientifica: “Il primo binario è la negazione della differenza e distanza tra umanità e natura. Il secondo è un problema ontologico, e riguarda la difficoltà di accettare che abbiamo a che fare con un mondo che cambia continuamente, sempre interrelato”. Ma il saggio approfondisce anche il legame tra equilibrio ambientale e modello di sviluppo socioeconomico, che si influenzano a vicenda. Basti pensare che secondo il Rapporto Primavera dell’ASviS, una transizione ecologica tardiva porterà a un Pil inferiore del 2,4% nel 2035 e a un tasso di disoccupazione del +8%. Termini si è mostrata in disaccordo sulla prospettiva di una decrescita felice, al posto della quale propone un “diverso modello sociale di crescita”, che non punti sulla riduzione ma sulla trasformazione.

L’editore Vittorio Bo si è invece concentrato sull’evoluzione del rapporto tra scienza e pubblico: “C’è sicuramente più interesse rispetto a 25 anni fa, soprattutto per chi vuole ascoltare”. Interesse derivante anche da un diverso approccio della comunità scientifica, che si è “messa in gioco”, mostrando che si può fare divulgazione anche su temi molto complessi. Quindi, cosa c’è che non va? I bassi tassi di lettura nazionali e un aspetto antropologico. “La scienza fa paura perché è troppo grande, e le persone tendono a dire che non possono far niente per cambiare”. Un’attitudine meno radicata nei giovani. “I bambini e i ragazzi mostrano una maggiore fiducia, e coltivare l’educazione scientifica in questo caso è una semina particolarmente fruttifera”. L’obiettivo, per Bo, è proporre una divulgazione che non mistifichi o strumentalizzi la conoscenza, rendendo allo stesso tempo chiaro l’impegno che porta con sé l’approfondimento. “Se studi fatichi, se leggi fatichi. Ma sono informazioni e idee che sono utili a cambiare te stesso”, ha concluso.

Francesca Santolini ha focalizzato il suo intervento sulla battaglia tra “verità” in corso oggi. “Quello che sta facendo Trump è una forma di maccartismo climatico”, ha detto, prendendo come esempio gli attacchi del tycoon al settore scientifico statunitense. Per la giornalista, la scienza è presa di mira perché utilizza il metodo descrittivo, che oggettivizza la realtà. “Mentre quello che fanno i populisti è raccontare un’altra realtà”, sfruttando la polarizzazione come leva per la propaganda. Per questo c’è bisogno di contronarrazioni efficaci. “Il libro di Pasini racconta il tema come deve essere raccontato, usando la sfida climatica come occhio per guardare l’economia e la politica. La sfida climatica è la madre di tutte le battaglie”.